BarieraL'energia e l'intraprendenza di un giovane olandese potrebbero dare il via ad un progetto di pulitura degli oceani.

Il giovane Boyan Slat dopo una frustrante vacanza in Grecia nella quale, durante una serie di immersioni, aveva avuto modo di osservare più sacchetti di plastica che pesci. si chiese se era possibile ripulire il mare da tutto questo.
Determinato e carico di idealismo, tipico della sua età, all'epoca dell'immersione aveva 16 anni, decise di iniziare, pur essendo ancora studenti delle scuole secondarie, degli studi e delle ricerche per capire le problematiche connesse all'inquinamento da plastica e di problemi legati alla pulizia.
Un'analisi che poi sfociata nel concetto di clean-up passivo, spiegato poi in una TEDxDelft nel 2012


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Tuttavia il progetto, sebbene interessante e ben strutturato non ottenne grandi riscontri in quanto considerato impraticabile.
Il giovane Slat non si è demoralizzato ed ha continuato a sviluppare il suo progetto di barriere galleggianti in grado di intercettare e raccogliere i rifiuti trasportati dalle correnti dal vento.
Il "Marine Litter Extraction" dovrebbe consentire di rimuovere agevolmente in milioni di tonnellate di plastica che si stimano essere negli oceani gran parte concentrata in un'area definita all'isola di plastica che secondo stime avrebbe una superficie di oltre 700.000 km².
Per andare oltre la fase dell'idea e presentare un progetto davvero concreto in grado di superare lo scetticismo dei più, Slat nell'ultimo anno ha raccolto intorno a sé un team di diverse figure professionali. Esperti di fluidodinamica, ingegneri meccanici e di strutture marine esperti di MatLAB per sviluppare modelli matematici utili allo scopo e biologi marini per cercare di comprendere l'impatto sull'ecosistema oceanico di queste barriere galleggianti.
Un lavoro enorme portato avanti con grande entusiasmo e professionalità che ha prodotto un corposo rapporto di 530 pagine in cui il team dimostra la fattibilità dell'idea ed anche la sua efficacia.
All'intero progetto di ricerca è seguita pure la realizzazione di un prototipo funzionante che è stato testato presso le isole Azzorre.
Le barriere galleggianti hanno una "veletta" che scende per circa 3 m sotto il pelo dell'acqua così da intercettare la maggior quantità di plastica possibile.
Secondo lo studio infatti è dalla superficie a questa profondità che si incontra la maggior quantità di plastica.
Le barriere sommerse, costituite da pannelli plastici non creano problemi alla fauna ittica come invece accade con le reti e i problemi che si ipotizzava potessero sorgere con lo zooplancton sembrano essere inesistenti.


L'entusiasmo del giovane olandese sembra quindi tutt'altro che un entusiasmo giovanile, anzi sembra che si stia delineando una soluzione percorribile per cercare di ripulire gli oceani dall'enorme quantità di plastica che vi galleggia.
Secondo Slat nel giro di una decina d'anni quasi metà della plastica presente potrebbe essere rimossa. Sebbene sia convinto che la pulizia abbia un profondo effetto sul pianeta, sostiene che questa strada è solo una parte della soluzione ed aggiunge che è necessario innanzitutto evitare che altra plastica arrivi all'oceano.
Per far sì che il progetto progetto Ocean Cleanup possa trasformarsi in una realtà, realizzando almeno un primo steep, si stima servano circa 2 milioni di dollari, che si sta cercando di raccogliere mediante una campagna di crowdfunding.
L'idea sebbene considerata inattuabile nel 2012 è stata premiata come miglior disegno tecnico dalla Delft University of Technology, e più recentemente il giovane Slat è stato riconosciuto come uno dei 20 più promettenti giovani imprenditori del mondo secondo il concorso indetto dall'Intel, Intel EYE50.