Indice articoli

Porta sull'ignotoSerendipità un neologismo che deriva da Serendip l'antico nome persiano dello Sri Lanka, il termine fu coniato dallo scrittore Horace Walpole e venne una lettera indirizzata al suo amico Horace Mann.

L'idea del termine nacque dalla lettura di un'antica fiaba persiana "Tre principi Serendippo". Insomma un modo elegante e letterato per indicare la più famosa botta di c@#o ovvero il fattore "C" che ha grande rilevanza in ogni aspetto della vita e la rassegna che segue ne è una piccola dimostrazione.
Nel racconto si narra che i tre protagonisti partiti per un viaggio verso l'ignoto, grazie a intuizioni dovute al caso ma anche alla loro capacità di osservazione e acutezza, riescono a cavarsela nelle varie situazioni.

Il Devoto Oli definisce così questo termine "La capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi d’indagine." Serendipità quindi volta all’ambito scientifico e che ben descrive molte scoperte e invenzioni.
Gli scienziati (ma questo dovrebbe valere per chiunque) esplorando settori nuovi e sconosciuti possono commettere spesso errori ma questo non dovrebbe essere un aspetto negativo ma al contrario dovrebbe contribuire a stimolare ulteriormente la ricerca.
La vera forza il vero successo non è trovare qualcosa che ci si aspetta, ma nel saper individuare e scoprire ciò che non si prevede. Condizionamenti sociali, e "miserie umane" (invidia, presunzione, arroganza) hanno spesso frenato l'evoluzione scientifica, tarpando le ali alla creatività e alla spregiudicatezza di alcune menti che osservavano il mondo sotto una diversa prospettiva.
Insomma, “la sorte favorisce solo le menti più preparate".


Luigi Galvani durante le sue ricerche (1786) scoprì l'elettricità, ma non seppe andare oltre alcune idee del periodo, non seppe interpretare nel modo corretto quello spasmo muscolare delle zampe delle rane. L'attribuzione della scoperta dell'elettricità e la successiva creazione della pila fu di Alessandro Volta che comprese il problema e seppe interpretare l'effetto. Compiendo diverse prove con metalli differenti, osservando la differente contrazione muscolare capì che il problema era nei metalli e non nelle rane. Nel 1800 grazie a queste osservazioni, Volta riuscì a sviluppare la prima pila elettrica.


 Avogadro seppe correttamente comprendere le anomalie della teoria sulla natura elettrica dei legami chimici. E agli inizi del 1800 aveva ben chiaro che qualcosa non quadrasse in quelle formulazioni, ma il "barone" Jöns Jacob Berzelius (anche in senso nobiliare) ostacolò in ogni modo le osservazioni dell'italiano Amedeo Avogadro respingendo l'idea che due atomi potessero unirsi insieme a formare una molecola come avviene ad esempio per l'idrogeno che in natura si trova sotto forma aggregata H2. Il prestigio di cui godeva Berzelius deincentivò e gli altri chimici ad approfondire ed analizzare il problema. Solo la palese evidenza dei fatti e gli studi di Stanislao Cannizzaro dettero merito alla grande intuizione avuta da Avogadro


Un abbaglio clamoroso colpì una capace scienziata, che come i suoi genitori lavorava in coppia con il marito. Irène Joliot-Curie e Frédéric (la determinazione e l'emancipazione femminile era evidente e forte in famiglia. Irène infatti volle inserire anche il suo celebre cognome, insieme a quello del marito nel nome dei figli per trasmettere alla discendenza l'importante cognome). Nel 1932 durante degli esperimenti con particelle alfa che attraversavano campioni di boro il berillio e la cui radiazione veniva diretta su di un blocco di paraffina, riscontrarono che un gran un numero di protoni ne uscivano. Un numero molto superiore a quanto ci si aspettasse. A quel tempo il protone e l'elettrone erano stati già scoperti, e si sospettava che vi fossero anche delle particelle prive di carica che si sarebbe dovute trovare nei nucleo di atomi più complessi. L'assenza di carica rendeva difficile l'osservazione e la rilevazione. Sembra che Ettore Majorana abbia esclamato, quando seppe dell'esperimento, "che stupidi! Hanno visto passare sotto il naso il neutrone e non se ne sono accorti!". L'acuta osservazione tuttavia non decretò un punto a favore di Majorana in quanto non pubblicò questa sua ipotesi e così l'onore della scoperta spetto a James Chadwick il quale ripeté l’esperimento e descrisse le caratteristiche della nuova particella, che battezzò neutrone. Una scoperta che gli frutterà il premio Nobel.


Se non la medaglia come il più grande errore della storia, certamente è il caso più conosciuto e famoso. Cristoforo Colombo, convinto di “buscar l’oriente par l’occidente” e raggiungere l'isola di Cypangu di cui ne lesse né "Il milione" di Marco Polo, scoprì un nuovo continente senza, nell'arco della sua esistenza, rendersi conto del clamoroso abbaglio. Una serie di colossali errori, assunzioni errate e calcoli piuttosto approssimativi contribuirono a sommare sbaglio su sbaglio, ma una certa convinzione nel proprio io, e una notevole pervicacia e coccitaggine nel perseguire l'impresa, consentirono all'intrepido esploratore di portare a termine una missione che in pochi credevano possibile e nella quale quasi tutti riponevano ben poca fiducia.


Louis Victor de Broglie in un periodo di grande fermento delle scienze che indagavano sulla materia, pensò bene di ribaltare la teoria che vedeva le onde luminose comportarsi come particelle, i fotoni, e considerare quindi delle particelle comportarsi come onde. Una tesi interessante che venne presentata per il suo dottorato, ma un'ipotesi era troppo audace per quel periodo e così questa idea venne catalogata come stravagante e non mancò di suscitare l'ilarità e lo scherno di alcuni accademici. Solo più tardi altri ricercatori osservarono l'aspetto ondulatorio delle particelle. Sir George Thomson, figlio dello scienziato che scoprì l'elettrone fece un esperimento che dimostrò la natura ondulatoria delle particelle. Così per una specie di scherzo del destino due membri della stessa famiglia ricevettero la massima onorificenza scientifica per aver scoperto la natura particellare e ondulatoria dell'elettrone.


Una formazione non accademica e canonizzata, talvolta può consentire un approccio seppur in modo ingenuo e consentire consentire una visione differente delle cose e degli eventi, così da decretare il successo di un'iniziativa. È il caso di Guglielmo Marconi che sperimentando con le onde hertziane nei primi anni del 1900 riuscì a trasmettere ben oltre le distanze previste dagli studi teorici, che non tenevano conto della ionosfera (allora sconosciuta). Un successo, un grande successo premiato con il Nobel, che dimostra che anche le persone meno preparate possono comunque contribuire in modo determinante all'avanzamento della scienza.


Altro esempio scientifico di grande rilievo è il caso del medico ungherese Ignaz Philipp Semmelweis che per primo intuì la necessità di una corretta ed attenta igienizzazione delle mani prima di aiutare donne in stato interessante a mettere alla luce i nascituri. Le osservazioni empiriche compiute dal 1844 in avanti, dopo essere stato assunto come assistente nella clinica ostetrica dell'Università di Vienna lo portarono alla convinzione, non supportate da elementi di prova concreti che l’alta mortalità dei nascituri era dato da un qualcosa che si trasmettesse dal medico al bambino determinandone la morte. Una teorica lo resero bersaglio del mondo accademico che si accanì su di esso schernendolo e ridicolizzandolo fino a portarlo al crollo psichico, nonostante le osservazioni fossero corrette e l'applicazione delle norme igieniche da lui suggerite avessero contribuito in modo determinante a ridurre il tasso di mortalità a causa della “febbre puerperale”. Bisognerà attendere tuttavia alcuni anni, prima che qualcuno possa dimostrare l'esattezza delle osservazioni di Semmelweis, che nel frattempo era morto nell'ospedale psichiatrico dove era stato ricoverato. Il biologo francese Louis Pasteur gli renderà giustizia dimostrando che la malattia era causata da un batterio.


Il fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen nel 1895 stava compiendo esperimenti con i tubi a raggi catodici, in quegli anni molto di moda, quando si accorse che un pezzo di carta trattato con platino cianuro di bario brillava in tutta la stanza. Intuendo che quel tremolio lumino non era stato creato dai raggi catodici che non potevano viaggiare così lontano, ma non riuscendo a comprenderne la natura di questa radiazione la sua chiamò radiazione X, proprio per indicarne la natura sconosciuta. Dopo una serie di esperimenti scoprì che questa nuova radiazione era in grado di imprimere lastre fotografiche dopo aver attraversato materiali differenti. Fece così una fotografia a raggi X alla mano della moglie che evidenziò le ossa e l'anello. Quell'immagine suscitò così grande interesse che assicurò allo scienziato non solo un posto nella storia ma anche il premio Nobel per la fisica.


Non sono gli scienziati sono stati colti dal fattore "C". nel 1835 il cuoco americano George Crum di origini indiane, in servizio in un ristorante a Saratoga Springs, molto irritato per le continue lamentele del suo ricco cliente, il magnate delle ferrovie Cornelius Vanderbilt, sulla preparazione di un piatto di patate fritte (al tempo erano cucinare in modo molto diverso da come le intendiamo ora), dopo aver ricevuto indietro il terzo piatto, irritato e con spirito vendicativo, il cuoco tagliò le patate sottilissime il massimo che riuscisse a fare e le frisse tanto da rendere croccanti vi aggiunse quindi una esagerata, a suo avviso, quantità di sale. Dopo alcune rimostranze sul fatto che non si potessero prendere con la forchetta, il ricco commensale decise di assaggiare la pietanza e con grande sorpresa ne rimasi estasiato, immediatamente altri esercenti chiesero immediatamente la stessa porta. Le patate fritte così preparate divennero la specialità della casa e ben presto si affermarono in tutto il mondo.


Siamo agli inizi dell'ottocento (1826), il farmacista John Walker sta agitando una miscela di sostanze chimiche quando nota una protuberanza all'estremità del bastoncino con cui mescola la miscela. Cercando di per raschiarla via si sprigionò una scintilla. Una scintilla che darà inizio ad una nuova attività commerciale. Walker cominciò a vendere un prodotto che chiamò "luci ad attrito". I fiammiferi. Questi primi esemplari erano fatti di cartone ma ben presto fu sostituito da bastoncini di legno tagliata a mano lunghe tre pollici in una scatola munita di un pezzo di carta vetrata per favorirne lo sfregamento.


Nel 1856 il diciottenne William Perkin studente di chimica stava cercando di realizzare del chinino artificiale per poter trattare gli abbondanti casi di malaria che in quegli anni colpivano la popolazione. Dai suoi preparati ottenne invece un residuo fangoso simile al catrame Perkin si accorse che il precipitato solido nerastro ottenuto casualmente, se dissolto nell'alcool dava luogo ad una colorazione purpurea di uno splendido color malva. Senza saperlo aveva prodotto della porpora di anilina un colorante e produce una luminosa ed uniforme colorazione. L’inizio di una fortunata attività il cui colore rappresenta il precursore di tutti i colori sintetici che oggi vengono realizzati.


Nel 1929 un giovane batteriologo Alexander Fleming mentre stava sistemando il suo laboratorio dopo un breve periodo di assenza scoprì che un dischetto da cultura di Petri di stafilococco era rimasta scoperta e una muffa aveva ucciso molti batteri. Fleming, chiamò questa muffa "penicillium notatum" e dopo ulteriori controlli scoprì che era in grado di uccidere altri batteri e poteva essere somministrata a piccoli animali senza effetti nocivi. Era stato scoperto il primo antibiotico della storia. Qualche anno più tardi Howard Florey ed Ernst Chain ripresero gli studi laddove Fleming aveva lasciato ed isolarono la penicillina. Nel 1945 questa scoperta fruttò ai tre scienziati il premio Nobel.


Il forno a microonde, diffuso in molte case non avrebbe visto la luce se nel 1940 un tecnico Percy Spencer ingegnere, impiegato alla Raytheon, società americana che operava sui magnetron (tubi termoelettronici a due elettrodi) usati durante la guerra nei radar, notò che una barretta di cioccolata che aveva in tasca stava iniziando a sciogliersi a causa delle microonde. Testò così del mais gli effetti delle microonde ponendo davanti al magnetron del granoturco e varò la potenza. Del popcorn comincio a saltare ovunque nel laboratorio. Spencer pensò di realizzare una scatola in grado di cucinare cibi e durante le prove scoprì che con l'energia delle microonde si poteva cucinare molto rapidamente.


Siamo agli inizi del secolo scorso, è il 1907 quando Leo Hendrik Baekeland in modo del tutto casuale, ma non poteva essere altrimenti in questa rassegna, creò la bachelite. L'idea iniziale del ricercatore era di trovare un sostituto alla gomma lacca un prodotto costoso ricavato dai coleotteri lacca Baekeland combinò della formaldeide con del fenomeno, un prodotto di scarto in alcune lavorazioni del carbone e riscaldò la miscela. Anziché ottenere un materiale simile alla gomma lacca creò un prodotto unico nel suo genere in quanto non è in grado di sciogliersi se sottoposto a fonti di calore o ad alte pressioni.