Logo inboxNonostante i social networking e alcune nuove tecnologie siano tra le forme di comunicazione preferite, l'e-mail mantiene saldamente il suo trono.

Snapchat, WhatsApp, Facebook sono sicuramente fra i mezzi di comunicazione maggiormente preferiti dai teenager ma anche da molte altre persone che si appoggiano a queste piattaforme per comunicare ed interagire con gli altri.
Tuttavia l'e-mail continua a mantenere un ruolo prioritario, battendo qualsiasi altra piattaforma anche di nuova concezione.
Un traffico in crescita, un potere che sembra inarrestabile e che i colossi della rete piuttosto che contrastare pensano di integrare, di far coesistere con gli altri sistemi grazie alle applicazioni che mescolano insieme sempre di più le cose.
È il caso ad esempio del recente progetto di "InBox" di Google che cerca in un app di integrare, fondendo insieme in un'unica esperienza e-mail, social network e piattaforme per messaggistica e e mail.
Un successo quello dell'e-mail che si misura in cifre considerevoli e importanti. Si stima che nel 2013 siano stati inviati qualcosa come 182 miliardi di e-mail al giorno.
Purtroppo, spesso, questo grande volume va sfrondato dallo spam e dalle altrettanto pesanti ed invadenti copie per conoscenza.
Un ulteriore assottigliamento potrebbe essere portato da un uso più razionale e sensato del mezzo (e-mail), spesso abusato e usufruito con modalità e abitudini insensati e dannose sul piano comunicativo.
Chi svolge il ruolo maggiore in questo volume enormi di missive sono le aziende che grazie alla diffusione ormai massiccia di smartphone tablet hanno rinvigorito l'esistenza dell'e-mail rendendola uno strumento indispensabile per comunicare in modo rapido, gratuito con i propri clienti o dipendenti.
Un meccanismo quello dell'e-mail che non essendo invadente quanto una telefonata che potrebbe arrivare inopportuna, di fatto ha permeato ogni aspetto della vita sociale rendendo molte persone schiave dell'avviso di messaggio che compare su telefonini all'tablet, sentendosi obbligati a rispondere immediatamente a qualsiasi ora del giorno e della notte e in qualsiasi luogo ci si trovi, anche quelli piu' intimi e personali.
La posta che può essere classificata come "business" secondo un'indagine del Financial Times raggiungerebbe valori del 55% rispetto alla massa totale e la missiva elettronica aumenta di mole esponenzialmente rispetto al ruolo occupato nella struttura aziendale.
Uno strumento che più che facilitare la vita, più che snellire le pratiche, come magari era stato inizialmente concepito è divenuto un incubo per dirigenti e giù, giù, a scendere fino ai gradini più bassi dell'organizzazione aziendale.
Fiumi di messaggi che intasano l'account creando problemi e diservizi in una popolazione spesso scarsamente alfabetizzata da un punto di vista informatico con tutte le conseguenze del caso, creando inoltre innumerevoli problemi alle infrastrutture IT non sempre correttamente dimensionate per le quotidiane e crescenti esigenze dell'azienda moderna.
Il buon senso dovrebbe regolare i rapporti epistolari, e non solo quelli, esattamente come un tempo avveniva per la carta in cui le missive venivano messe per conoscenza solo nei casi strettamente indispensabili, per poi tornare al normale scambio epistolare senza una moltitudine di copie inviate a destra e a manca per conoscenza o inutili ripetizioni di vecchie missive.
Un fenomeno questo che difficilmente può essere combattuto. Una malsana abitudine che non può trovare soluzioni in filtri o in meccanismi automatici come magari si fa da anni per lo spam.