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Edificio 596

Grazie a Nancy Evans, la cui caparbietà ha acconsentito di salvare dei nastri magnetici, e ad hacker "buoni", possiamo ammirare incredibili foto della luna.

 Della caparbietà e della costanza di questa donna ne parlammo cinque anni fa, raccontando la sua incredibile storia che dopo quasi quarant'anni riuscì finalmente ad avviare un progetto di lettura e recupero di quei nastri magnetici che aveva così lungamente conservato.
La storia si era conclusa con alcuni appassionati che grazie ad una concessione della NASA avevano fondato il loro quartier generale in un vecchio McDonald e li avevano cominciato con pazienza ad armeggiare intorno a vecchie apparecchiature cercando di ridar vita a quei dati, a quelle informazioni che ormai vecchie tecnologie tenevano imprigionate in quelle bobine magnetiche.
Il gruppo di hacker-ingegneri, dopo quei primi passi, dopo i primi e intesi forzi nel rianimare le vecchie unità Ampex FR-900 hanno costituito un sito ufficiale il Lunar Orbiter Image Recovery Project (LOIRP).
Auto nominatisi tecno-archeologi e aver battezzato il loro quartier generale McMoon, nonostante queste piccole velleità, il lavoro è proseguito incessante, ad oggi hanno recuperato circa 2000 fotografie da oltre 1500 nastri magnetici analogici.
Bobine che contengono le prime incredibili foto ad alta risoluzione della Luna e riprese mai fatte prima da dietro l'orizzonte lunare.
Tra queste c'è la famosa Earthrise, il sorgere della terra vista dalla luna.
Keith Cowing condirettore e membro fondatore del LOIRP ha dichiarato che le immagini pur avendo una notevole capacità di ripresa non era stato possibile visualizzarle in modo adeguato all'epoca e che solo oggi è possibile apprezzare, grazie alle attuali tecnologie, la qualità di queste incredibili immagini. “È come avere un DVD nel 1966, non si può vedere. Avevamo la Terra ad una risoluzione di circa un chilometro [per pixel]. Questa è un’immagine scattata ad oltre 400 mila kilometri di distanza nel 1966. I Beatles si stavano riscaldando per suonare al Shea Stadium nel momento in cui veniva scattata”.


Nel biennio 1966-1967 vennero mandate ben cinque sonde orbitali a riprendere la superficie lunare ad una distanza di circa 30 miglia dalla superficie.
Immagini scattate da fotocamere Kodak ed impresse su pellicole da 70 mm che venivano sviluppate a bordo e poi acquisite mediante un dispositivo tipo fax.
La pellicola acquisita in strisce diveniva un "framelets" inviati quindi verso le stazioni di terra situate in Australia, Spagna in California.
Una trasmissione analogica con segnali modulati che raccolti dalle stazioni di terra veniva registrato su nastro insieme ai commenti e osservazioni, volontarie e non, degli operatori della NASA.
I satelliti venivano poi i fatti schiantare sulla superficie lunare.
Progetti coraggiosi, idee brillanti ed innovative erano caratteristiche identificative della NASA in questo periodo pionieristico e molte delle idee e delle tecnologie sviluppate finirono poi a beneficio di altre agenzie governative americane che avevano tutt'altri interessi e obiettivi.
Le riprese aeree ad esempio contribuirono enormemente allo sviluppo dello spionaggio e della sorveglianza satellitare.
Nonostante le foto fossero registrate ad alta definizione dovevano poi essere proiettate e ristampate su carta talvolta con dimensioni così grandi che erano necessarie ampie pareti, come magazzini e persino di chiese per poter essere appese.
Foto sgranate, si, ma sufficienti a valutare possibili zone per lo sbarco di quella prima missione umana che da lì a poco sarebbe dovuta avvenire.


I preziosi nastri, dopo essere stati visionati ed aver individuato gli scatti di possibile interesse vennero rapidamente dimenticati e passarono di mano in mano fino a rischiare (i nastri) di essere riciclati per altri usi o addirittura buttati.
Nancy Evans, sul finire degli anni '60, assunta presso l'archivio nazionale della NASA si imbatte in questi nastri e decide di conservarli sebbene non abbia ben chiaro cosa contengano.
Cerca in vari modi di coinvolgere l'ente spaziale americano, ma senza successo.
Tuttavia raccoglie informazioni e dettagli tecnici e comincia a radunare una parte dell'hardware necessario alla lettura, seppur non funzionante.
Nel 2005 avviene l'incontro con l'imprenditore spaziale Dennis Wingo e grazie ad un ingegnere della NASA, Keith Cowing, si riesce a mettere insieme tutto il bagaglio tecnico necessario ad una raccolta più mirata e precisa dei materiali, delle tecnologie, e della documentazione necessaria alla lettura di nastri.
Così cominciata la ricerca delle parti mancanti, la ricostruzione e in taluni casi la riprogettazione di alcuni dispositivi.
La rete, Usenet, e-bay e la passione di alcune persone ha permesso di cominciare a muovere i primi passi, fra mille difficoltà.
Le unità dovevano essere ricostruite i segnali demodulati e digitalizzati i framelets dovevano essere riassemblati in Photoshop, problemi meccanici ed elettronici analizzati irrisolti.
Molti materiali oggi risultavano di difficile reperibilità per rarità o pericolosità.
All'epoca le testine delle unità nastro venivano lubrificate con olio di balena, il team di tecnico-archeologi ha dovuto faticare non poco per trovare qualcosa di chimicamente compatibile che sostituisse l'originale lubrificante.
Negli anni successivi a quelle missioni la Luna e la Terra sono state fotografate innumerevoli volte da frotte di satelliti, ma nonostante i grandi progressi nel campo informatico e nell'ottica delle fotocamere Cowing sostiene che le immagini recuperate dal LOIRP sono migliori e più dettagliate persino di quelle riprese nel 2009 dal Lunar Reconnaissance Orbiter.
Le fotografie scattate nel biennio 66-67 sono in grado di essere ingrandite fino alle dimensioni di un cartellone pubblicitario senza perdere di risoluzione, una caratteristica di secondo Cowing sta nel modo in cui furono scattate che oltre a garantire una notevole risoluzione hanno una grande gamma dinamica che consente di definire meglio i dettagli.


Sul quartier generale del gruppo, un vecchio efdificio, sede di un fast-food nella McDonald, sventola il Jolly Roger, la bandiera dei pirati, un messaggio, un chiaro segno dell'ideologia e della filosofia che anima il gruppo.Bandiera
Un'etica hacker (nel suo senso più profondo), una volontà di condividere in modo aperto e libero il loro sapere, i loro risultati, il loro lavoro.
Secondo la denominazione ufficiale della NASA l'edificio che ospita il gruppo hacker-ingegneri e identificato dal nome "edificio 596" tuttavia in una prima fase la scelta sarebbe potuta cadere su un negozio di barbiere.
Una scelta dettata non tanto da fattori architettonici quanto dal fatto che il gruppo non voleva pagare alcunché per la fruizione di questo spazio.
Tutte le immagini che vengono recuperate vengono inserite nel Planetary Data System, creato dalla stessa Nancy Evans.
Il recupero delle immagini non è solo un esercizio tecnico e un'operazione archeologica ma con i dati ottenuti da questi scatti è stato possibile correggere le informazioni relative ai livelli di ghiaccio artico della terra nel corso del tempo o di analizzare ed identificare un evento atmosferico tipo El Niño avvenuto negli anni 60, inoltre hanno consentito di effettuare studi e comparazioni geologiche nel corso degli anni della superficie lunare.
Chi volesse dare uno sguardo alle foto, gragguppate catalogate e corredate di dati geografici può anche visitare l'archivio del Lunar and Planetary Institute presso la NASA.
Per meglio inquadrare le dimensioni e lo sforzo del progetto Apollo si pensi ad esempio che le foto aveva una risoluzione di 5478 per 7167 pixel, l'equivalente di quasi 40 megapixel. Ma è bene tenere a mente che tali risultati vennero conseguiti nel 1966 ovvero una cinquantina di anni fa.