Rogo avorioÈ dal del 1989 che si è fatto divieto il commercio d'avorio. Tuttavia il massacro degli elefanti prosegue ad un ritmo sostenuto.

Gran parte del mercato delle zanne di questi pachidermi, e non solo, va ad alimentare un mercato clandestino e milionario.
Un materiale ricercatissimo soprattutto per il mercato religioso dove i fedeli manifestano la loro devozione attraverso sculture realizzate in Avorio.
Brent Stirton ha condotto un'indagine sul mondo che ruota intorno all'avorio. Partendo dall'Africa la sua indagine si è estesa fino in Asia dove il mercato dei prodotti finiti, ma anche i vari laboratori di trasformazione sono più fiorenti.
Una mattanza quella degli elefanti portata avanti a ritmi estremamente sostenuti che vedono numeri importanti ogni anno.
Una carneficina perpetrata da piccoli gruppi, mossi dalle difficoltà economiche e dalla miseria, o stragi effettuate nel nome del profitto in modo sistematico e con grande organizzazione.
Le varie organizzazioni, i ranger, le strutture adibite al controllo e alla sorveglianza dei parchi africani non è sufficiente a fronteggiare il fenomeno del bracconaggio e così, quasi impotenti possono solo fare la conta degli elefanti uccisi, che si stima ammonta a circa 25.000 unità ogni anno a fronte di una popolazione di circa 500.000 elefanti.
Bisogna capire che il fenomeno non è mosso solamente dai bracconieri ma a radici assai più ampie ed articolati che alimentano il commercio illegale.
L'ultima grande strage che si è registrata in Africa, è avvenuta nel parco Parco Nazionale del Bouba Ndjida nel nord del Camerun nel 2012 dove 100-200 uomini a cavallo armati di granate e Kalashnikov hanno radunato insieme molti elefanti, per poi abbatterli uno ad uno inclusi i piccoli neonati.
Un'operazione questa che fa capire che il problema non è legato solo ed esclusivamente alle popolazioni locali, che magari in difficoltà economiche vedono nell'avorio una risorsa abbattono i maestoni animali.
Stirton nella sua indagine è arrivato a Pechino dove ha visitato una fabbrica che dà lavoro ad una quarantina di artigiani che producono, con orgoglio oggetti d'arte legati al mondo religioso e nello specifico nell'immagine (in galleria) alla simbologia buddista della prosperità.
Un mercato che si calcola possa fruttare circa mezzo miliardo di dollari, viste le cifre in ballo è naturale che sia difficile da sgominare.
La situazione economica, culturale e politica della Cina fa si che questa enorme nazione sia il più grande importatore di avorio illegale. Fra la popolazione più agiata vi sono i consumatori, o meglio gli acquirenti più attivi ed interessati ad investire, confidando anche nel significato apotropaico degli oggetti e del materiale.
Thailandia ha un mercato interno legale, tuttavia vi sono forti sospetti che dietro questo business regolare si nasconda un mercato parallelo nell'avorio africano, non tanto per il consumo interno, quanto come transito verso la Cina, conferendo un aspetto di legalità all'operazione di acquisto.
Secondo Stirton un'azione di sensibilizzazione e rinuncia da parte dei capi religiosi, che indossano icone e simboli buddisti realizzati in avorio, e che hanno un grosso seguito a livello mondiale potrebbe svolgere un'azione davvero salutare a favore della cessazione di queste inutili stragi.
La posizione delle Filippine non è ben chiara. Da un lato il governo, di tanto in tanto pubblicizza eventi di lotta al fenomeno del contrabbando mostrando la distruzione di ingenti quantitativi di avorio sequestrato, come è avvenuto nel 2013. Dall'altro artigiani come Marcial Bernales e sua moglie, mostrano orgogliosi dei loro realizzazioni, vantando un portafoglio clienti di notevole profilo, giustificando la loro opera con il fatto che il materiale da loro utilizzato è tutto legale, tuttavia risulta improbabile vista l'enorme richiesta e i livelli di produzione.
La crescente ricchezza in molti paesi asiatici porta sempre più persone a divenire fanatici collezionisti di immagini iconografiche, sculture e dall'altro a carattere religioso realizzate in avorio. Un investimento economico e "divino" che tuttavia minaccia in modo concreto e pericoloso la popolazione degli elefanti nel mondo.