Bambino - profugoDalla fine del secondo conflitto mondiale il mondo, almeno per noi, risulta essere in pace. Una valutazione quanto mai inesatta.

Solo negli ultimi anni la maggioranza dell'opinione pubblica è stata raggiunta dai venti di guerra che negli ultimi anni hanno soffiato vicino al noi o in qualche modo ci hanno visto coinvolti.
Tuttavia nel 1945 ad oggi si sono svolte diverse guerre, conflitti, ribellioni ed altro in giro per il mondo. Spesso passando in sordina.
Conflitti intensi, sanguinosi e violenti che non possono certo paragonarsi con i numeri e le cifre del primo secondo conflitto mondiale, ma che nel loro "piccolo", contestualizzate alla situazione e alle popolazioni coinvolte assumono dimensioni estremamente tragiche tanto che, talvolta, da competere, in questa triste classifica, con i conflitti mondiali.
Classificare, numerare, calcolare, diviene difficile in un contesto così complesso. Non è facile definire cosa sia esattamente una guerra, se non rifacendoci a quei canoni "classici" che tuttavia vennero stravolti per la prima volta nella Prima Guerra mondiale quando vi fu un vero proprio giro di boa nel modo di fare la guerra sia per le tecniche che per i modi.
Già negli anni immediatamente successivi si cercò di porre alcuni paletti per evitare il ripetersi di certe situazioni. Per ridefinire in modo "civile" in modo di far guerra.
Tuttavia il secondo conflitto mondiale spostò di nuovo i parametri, alterando in modo corposo il concetto di guerra, di quel modo di far guerra che per millenni, seppure in modo truculento e sanguinario, feroce e spietato, era tuttavia regolato da regole non scritte, che solo talvolta, almeno così si tende a credere, venivano superate.
Fra guerre regolari, conflitti armati, guerre civili o ribellioni, dalla fine del secondo conflitto mondiale in tutto il mondo sono proseguiti focolai più o meno accesi che hanno falcidiato la popolazione civile e militare. Mappa conflitti
Il 2013, si è chiuso battendo il precedente record raggiunto nel 2011 come l'anno che ha fatto registrare il maggior numero di conflitti dopo la seconda guerra mondiale.
A tenere traccia, a misurare il polso della situazione e l'Istituto di Heidelberg che segnala un incremento di due conflitti rispetto all'anno precedente.
Alle guerre più conosciute come quelle in Afghanistan, Iraq, Siria e Pakistan (scontri nelle regioni tribali) si sono aggiunte quelle nella Repubblica del Centro Africa.
Secondo gli esperti dell'Istituto tedesco vi sono da aggiungere gli scontri fra il governo egiziano e dei fratelli musulmani che hanno raggiunto in taluni casi le caratteristiche per definire il conflitto con il termine di guerra.
414 conflitti tutto il mondo di questi 45 sono classificati come molto violenti, 20 rientrano nella definizione di guerre mentre i restanti 25 vengono considerate guerre "limitate".
In quest’ultima categoria rientrano, i conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, Libia, Tunisia e Turchia e quelli in Brasile (tra i cartelli della droga) e in Colombia (che vedono come protagonisti la guerriglia delle Farc, i cartelli della droga, i gruppi paramilitari e il governo).
Il rapporto dell'Istituto tedesco infatti divide i conflitti in cinque livelli differenti: guerra, guaerra limitata, crisi violente, crisi non violente, dispute.
Scopriamo inoltre che il triste primato del numero di vittime per l'anno 2013 spetta al conflitto in Siria ma moltissime vittime si registrano anche in altri paesi come l'Iraq che ha totalizzato 1000 morti nel solo mese di agosto un numero molto alto, passato sotto silenzio sui media che non sembrano essere interessati alle quotidiane violenze fra sciiti e sunniti, come sembrano essere dimenticati i tanti conflitti che affliggono il continente africano e che invece meriterebbero maggiore attenzione visto il livello estremamente alto del conflitto.
A raggiungere il massimo livello di intensità oltre il Mali e Repubblica Centroafricana ci sono stati anche gli scontri in Somalia, Nigeria, e Repubblica democratica del Congo. Inoltre "il barometro dei conflitti 2013" registra anche la situazione tesa delle Medioriente ed Asia.
Egitto, Siria, Yemen, Iraq ed Afghanistan a cui aggiungere Pakistan e Filippine e quindi fare un salto nel nuovo continente dove nella lista delle situazioni più gravi compare il Messico, unico stato nel continente americano a comparire nell'elenco delle situazioni più gravi. Impegnato in un violento conflitto con i cartelli della droga.
Una guerra che ha portato alla morte oltre 10.000 persone, una situazione grave e feroce come è possibile vedere la pesante situazione dai truculenti post del blog "El blog del narco".
Una situazione, quella delle guerre, degli scontri che mantiene vivo e fiorente un settore che sembra non risentire della crisi economica.
Un settore che, secondo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), ha visto nell'anno precedente a quello preso in esame dal barometro dei conflitti, investimenti pari a 1750 miliardi di dollari per spese militari di cui l'8% destinati destinati alle guerre in medio oriente.
Numeri, tanti numeri, che rappresentano denaro, che contano i morti, che misurano i danni. Numeri che subiscono oscillazioni a seconda che ha riportarli siano gli uni o gli altri.
Tuttavia i valori e le cifre sono così elevati, così grandi, da rendere il fenomeno tutt'altro che marginale e secondario.
Un concetto quello della pace, che sembra essere conosciuta solo ed esclusivamente da un numero estremamente esiguo di persone e ancor più esiguo di nazioni.