Indice articoli

Laddove le battaglie furono più cruente, dove maggiore fu la perdita di vite umane, si sono registrate, in parallelo, altrettante imponenti perdite sul fronte equino.
Stalingrado 50.000 unità, 30.000 nella zona di Sebastopoli.
L'impiego del cavallo, per uso bellico, dopo essere stato addomesticato per uso alimentare, come fonte di latte, avvenne fra i popoli medio orientali e gli egiziani che circa 4000 anni fa si servirono del cavallo come mezzo di traino dei carri da guerra.
Durante il periodo romano le tecniche di combattimento a testuggine, privilegiavano gli uomini, che chiudendosi in una specie di corazza divenivano un'arma micidiale.
Il cavallo tuttavia resta un elemento importante nell'esercito perché consente di muoversi rapidamente sul campo di battaglia, per azioni diversive o compiere blitz finalizzati a massacri presso le linee nemiche.
Tuttavia rimane un elemento ad appannaggio esclusivo dei capi, o di persone facoltose.
In questo periodo c'è chi persino impiega animali ben più grandi, quali gli elefanti, più che per peculiarità specifiche, probabilmente come elemento di propaganda e di sorpresa.
In epoca antica gli animali vengono usati anche come veicoli di diffusione di malattie e infezioni. Da vivi o morti vengono impiegati, talvolta per diffondere malattie oltre le linee nemiche.
Il successo degli equini torna nel medioevo con la figura del cavaliere e degli obblighi morali e religiosi che tale figura incorpora.
Il cavallo assume quindi un ruolo centrale nel campo di battaglia tanto da meritare corazze ed armature finemente decorate.
Sebbene quest'ultime siano più destinate a fini di rappresentanza più per manifestazioni che non in reali battaglie. Tale condizione rimane invariata per il Rinascimento ed oltre dove nuove tecniche di combattimento vedono il cavallo come elemento chiave della strategia di battaglia.
I combattimenti divengono veloci, al galoppo e nuove armi e nuove formazioni si sviluppano.
Nascono i corpi di cavalleggeri, ma l'avvento delle armi da fuoco sul campo di battaglia, introduce rapidamente dei cambi radicali nelle tecniche di combattimento.
I cavalli tornano ai capi che se ne servono per osservare e guidare le truppe da posti riparati con buona visuale sull'intera scena di battaglia.
La velocità del cavallo consente rapidi spostamenti per azioni fulminee, come elemento diversivo, per consegnare dispacci o inviare comandi.