LinguaggioL’introduzione dei moderni mezzi di comunicazione ha portato a delle variazioni nel modo di comunicare, integrando il nuovo con il preesistente, altre volte forzando  il linguaggio e le regole.

Che i nuovi mezzi abbiano delle peculiarità specifiche, non previste dai millenni di evoluzione della nostra lingua può anche essere un dato, come è altrettanto evidente che le possibilità comunicative si sono ampliate in forma esponenziale negli ultimi decenni, ma divine ridicolamente assurdo l’uso barbaro delle contrazioni, acronimi e l’abuso dei segni punteggiatura.
La diffusione di forme abbreviate tipica del mondo anglosassone, fortemente enfatizzata dagli americani, e' stata introdotta nella nostra cultura grazie al diffondersi dell’informatica e più recentemente grazie al diffondersi degli SMS fra i giovanissimi. Infondo anche in periodi meno “turbolenti” per innovazioni e tecnologie, il modo giovanile ha sempre avuto un proprio linguaggio gergale che successivamente si trasformava, standardizzandosi e talvolta trascinando con se particolari espressioni o parole che puntualmente si integravano al linquaggio comune.
Se può essere tollerabile l’uso di un “xche” o “xke” in luogo di “perché” o “cmq” in sostituzione di “comunque” in un SMS, sebbene la contrazione delle parole non è ne’ segno di sintesi ne’ di chiarezza,  non lo è in un messaggio di posta o in qualsiasi altra forma comunicativa. L’imbarbarimento del linguaggio, specie il nostro, ricco di vocaboli e storia non ha giustificazioni se non nel ridicolo tentativo di essere alla “moda” di ostentare la “conoscenza” di mezzi comunicativi nuovi. Chi non conosce qualcuno che si lamenta per la moltitudine di messaggi di posta che riceve, ma fatta eccezione per lo spam, involontario e indesiderato,  quante delle missive hanno davvero una qualche utilità informativa.
Messaggi inviati in conoscenza senza criterio, un tripudio di virgolette e punti esclamativi, redatti in stile SMS (con contrazioni) ma per nulla comunicativi arricchiti dal “codazzo” di tutta la storia epistolare precedente. Fortunatamente la posta elettronica non si paga, fosse stato diversamente forse l’inutile codazzo e i mille destinatari avrebbero avuto destini differenti, Il tutto complicato dalla scarsa immediatezza del mezzo critto che apre gigantesti fronti all'equivoco  o alla non corretta interpretazione (qui forse più che di contrazioni e acronimi sarebbe opportuno qualche "faccina" se proprio vogliamo essere "moderni" e alla moda).

Non occorre essere membri dell’Accademia della Crusca  per avvertire il ridicolo e forzato abuso di un gergo che non può essere considerato neppure tale, della mistura di saluti e acronimi aglofonanti in un messaggio italiano rivolto a colleghi o amici della italica penisola.
Si può capire un uso disinvolto del mezzo “e-mail” da parte di quell’utenza che arrivata con l’ondata di piana di internet che si è trovata proiettata in un mondo nuovo e poco a fatto per capire dove si trovasse, cosa stesse facendo, senza porsi domande e problemi, senza chiedersi se magari vi fossero delle regole che l’individuale buon senso (evidentemente) non suggeriva. Si capisce e si può perdonare chi non conosce le “netiquette”, ma non è giustificabile chi assassina la lingua e le sue regole con stramberie neppure degni di un alunno di prima elementare.
La maggioranza degli orrori è attribuibile a persone che presumibilmente hanno fatto qualche anno oltre le elementari e pertanto dovrebbero conoscere le regole basilari  dello scrivere e del comunicare, dovrebbero essere dotati di un minimo di buon senso che gli dovrebbe consentire di capire che le regole che valgono per una lettera (su carta), impostazione,  tono,  aspetto, formule di commiato e di educazione sono valide anche nella posta elettronica, così come per  cartelli,  note appunti o altro.
Non sapremmo dirvi se per la lingua del bel paese esistano simili iniziative, ma certo è singolare che nella patria del tagliare, troncare, sintetizzare, acronimizzare, siano sorte iniziative volte a segnalare gli eccessi.
Proponiamo tre siti che affrontano ciascuno un uso eccessivo e smodato dei segni di interpunzione.

Le virgolette servono a delimitare un discorso diretto o una citazione, ho danno indicazione sulla natura particolare della parola o frase (ironia, sarcasmo, uso figurativo del termine, ma nel sito unnecessary quote (nome molto esplicativo) ci sono alcuni esempio di eccessi nell’uso di questo particolare segno .

L’apostrofo, non quello rosa di ciraniana memoria, ma quello tipografico è segno che sta ad indicare elisioni o troncamenti. Di parere totalmente differente sono evidentemente le persone che loro malgrado hanno fornito un contributo al sito apostrophe abuse.

Cosa dire di uno dei classici della punteggiatura, uno dei due segni che venivano scomodati con estrema attenzione e parsimonia, quasi da considerarli quasi segni maggiori, segni delle “feste”. Parliamo del punto interrogativo e del punto esclamativo. Quest’ultimo è il protagonista di excessive exclamation un sito che mostra esempi di uno zelante ed eccessiva foga nell’uso di questo graficamente simpatico e timodo segno di punteggiatura.