Il crescente interesse per un ritorno del’uomo sulla Luna sembra aver incontrato una “moda” che si sta diffondendo lentamente nel mercato consumer delle stampanti 3D.
Il costo esorbitante e la crisi globale ha tuttavia fatto fare un passo indietro al principale attore, gli USA, tuttavia l’idea è fortemente caldeggiata in vari paesi, Cina in testa che a passi decisi prosegue la sua indipendente avanzata nello spazio.
L’ESA (agenzia spaziale europea) seppure al momento non sia in grado di procedere in modo autonomo verso il nostro satellite, non intende tirasi indietro e analizza scenari e soluzioni. Idee e soluzioni dettate da scientifici ragionamenti, ma anche forse da un periodo di austerità che impone il “risparmio”.
Ragionando quindi nell’ottica di possibili futuri insediamenti umani sulla Luna come centri di studio e ricerca o come possibile base per il salto verso Marte, l’ESA ha escogitato una soluzione di “risparmio” sui materiali trasportati.
L’idea, peraltro non nuova almeno sulla terra, vedrebbe l’uso di una grande stampante 3D
ESA in partnership con lo studio di architetti Foster and Partners specializzati in strutture in ambienti estremi, la società britannica Monolite creata dall'italiano Enrico Dini stanno elaborando possibili soluzioni per moduli abitativi lunari.
Laurent Pambaguian, direttore del progetto per l’Esa, ha spiegato: “La stampa 3D viene usata sulla Terra per realizzare intere strutture ed ora il nostro team sta verificando la possibilità di utilizzare questo metodo per la costruzione di habitat lunari”
La struttura esterna che proteggerà i futuri esploratori lunari progetta dalla Foster and Partners sarà realizzata da un’insieme di celle chiuse, che ricorda quelle del tessuto osseo degli uccelli. La particolare struttura dovrebbe garantire una certa resistenza ai micro meteoriti e radiazioni spaziali.
Xavier De Kestelier, dello studio Foster and Partners, ha dichiarato che di norma, sono abituati a progettare strutture per gli ambienti estremi della Terra sfruttando i materiali locali e che le unità lunari si basano sulla stessa logica.
Monolite, fornirà invece la stampante vera e propria, D-Shape in grado di stampare una struttura di 6x6 metri. Per dimostrare la fattibilità il gruppo di lavoro ha cominciato le prove creando un "blocco" di costruzione da 1,5 tonnellate partendo da un tipo di materiale simile a quello presente sulla Luna (basalto italiano di origine vulcanica).
I test hanno visto prove di stampa anche in condizioni il progetto dell’ESA prevede l'invio di una stampante 3D sulla Luna e l'utilizzo del materiale ivi presente per la realizzazione dell'avamposto, e le prove fatte da Dini con la sua gigantesca stampante D-Shape confermerebbero che il processo di stampa può avvenire senza problemi anche sulla superficie lunare priva di atmosfera.
Altri dati emersi nel corso dei test sono la velocità di stampa che al momento si attesta 2 metri di struttura in ora, ma si prevede di arrivare a 3,5 metri di costruzione in un ora con future versioni.
Un simile approccio potrebbe facilitare e di molto l’esplorazione spaziale. La tecnica permetterebbe di ridurre il carico di materiali in partenza dalla Terra necessari a realizzare le strutture, riducendo così alcuni dei problemi logistici legati all’esplorazione umana dello spazio.