Gmail logoSembra che il motto dell'azienda sia preso molto sul serio da Google. Così alle decine di richieste giornaliere di informazioni sui suoi utenti da parte  varie autorità big G

oppone una politica di grande chiarezza e rigore. Dai dati forniti dal colosso della rete, risulterebbe un afflusso quotidiano di decine di richieste di informazioni su vari utenti. Richieste provenienti da tutto il mondo e che, sempre a quanto riporta Google, sono aumentate enormemente negli ultimi tre anni, arrivando a un incremento del 70%. Richieste formulare da governi, tribunali, polizia e altri organi giuridici.
Quali fossero i comportamenti tenuti dall'azienda in questi casi era poco noto e in passato non sono mancate critiche per certi comportamenti (in materia di privacy) tenuti dal colosso di Mountain View specie con alcuni stati con una gestione, diciamo disinvolta, dei diritti dei cittadini e delle persone più in generale.
Da un po' di tempo a questa parte Google ha intrapreso una serie di attività volte a migliorare la comunicazione con gli utenti e mostrare con chiarezza le politiche di gestione della privacy.
Al già consolidato rapporto sulla trasparenza si affiancano altri dettagli (resi pubblici pochi giorni fa') sul comportamento di big G in caso di richieste ufficiali per i dati degli utenti, sottolineando il fatto che faranno sempre del loro meglio per mantenere privati i dati, nel caso la legge glielo permetta.
Quando l’autorità giudiziaria di un dato paese chiede i dati di un certo utente, considerando le informazioni rilevanti ai fini dell'indagine, Google per cominciare analizza se tale richiesta è conforme alla legge e alle policy di privacy dell'azienda stessa.
Come ha specificato nel blog aziendale David Drummond, Senior Vice President e Chief Legal Officer di Google, la richiesta "Per essere considerata conforme, dev'essere generalmente fatta per iscritto, firmata da un'autorità autorizzata e rilasciata a norma di una legge adeguata".
Superato questo primo controllo Google si pone la domanda successiva ovvero se questa richiesta sia troppo permissiva o ampia, nel caso ad esempio il controllo si estenda su periodi molto lunghi di utilizzo dei servizi offerti dall'azienda limitandone il periodo di monitoraggio richiesto o non fornendo affatto informazioni su atri servizi di cui è stato chiesto il controllo.
Tuttavia Google non si limita solo a questo ma, se legalmente gli è consentito, informa l'utente interessato che sono state richieste attività di controllo.
"Siamo un'azienda che segue la legge e non vogliamo che i nostri servizi siano usati in alcun modo che possa danneggiare un'altra persona ma, allo stesso tempo è importante che ci siano leggi che ci proteggano da richieste troppo ampie" ha piegato nel suo intervento Drummond.
Così raccontata serberebbe che Google abbia regole di privacy superiori a molti stati e a molti degli standard che capita di incontrare o di leggere. Va tuttavia ricordato che l'azienda vive sull'analisi dei dati che forniamo cosi da poter usufruire "gratuitamente" dei servizi offerti.
Non vogliamo schierarci ne a favore ne contro, ricordiamo soltanto che la "privacy" è un concetto ampio e talvolta abusato e che l'uso di determinati servizi online espone a rischi più o meno grandi. L'importante è la consapevolezza di ciò a cui si va incontro. Una condizione tuttavia non sempre sia facile raggiungere negli intricati scenari che si celano dietro certe realtà.