File di Inno alla gioiaDa secoli la carta è la regina fra i supporti di memorizzazione utilizzati dall'uomo. Di tanto in tanto alcuni tentativi cercano di portarla nell'era digitale.

L'uomo da sempre ha cercato di memorizzare le proprie informazioni, il proprio sapere.
Un tempo a scuola si insegnava che l'inizio della storia coincideva con l'invenzione della scrittura. Un processo questo che ha visto di pari passo lo sviluppo delle tecnologie legate ai supporti su cui poter tramandare quella particolare codifica (la scrittura) del sapere, del parlato.
Una codifica effettuata mediante appositi "glifi" grafici che meglio conosciamo come alfabeto.
Per centinaia d'anni l'uomo ha modificato il supporto, passando dall'argilla al papiro, dalla pietra alle tavolette cerate, dalla pergamena alla carta.
Quest'ultima, grazia alla relativa semplicità di produzione e alla maggiore versatilità nonchè ad un costo estremamente contenuto ha consentito non solo la rapida diffusione del supporto ma anche del diffondersi del sapere.
Con l'avvento dell'informatica, la carta sembrava minacciata, è tuttora annunci e proclami ne dichiarano la sconfitta se non la morte.
Tuttavia nonostante i tanti problemi tipici della carta questo supporto ha consentito di tramandare saperi e storie per secoli.
Meno resistente della pergamena ed ancor di meno della pietra, tuttavia la sua grande versatilità, il piacere sensoriale dato dal tatto, dalla vista e dall'odore di questo particolare prodotto, ne rendono al momento, difficile l'abbandono.
Nonostante un'informatizzazione sempre più perniante, sembra che l'uso della carta anziché diminuire sia aumentato nell'era digitale.
Così di fronte al dato informatico, labile ed immaginario, nascosto in un qualche punto invisibile e intangibile, raggiungibile solamente mediante l'ausilio di una mediazione tecnologica, la carta appare come un'ancora di salvezza in un mondo di incertezze governato da bit impalpabili e inreali.
Così anziché affaticare lo sguardo su un monitor si preferisce stampare il documento e leggerlo con calma, magari apportando note e correzioni a bordo pagina o evidenziando con vistosi colori alcuni passaggi.
Una prassi che coinvolge un po' tutti noi e che sembra, di tanto in tanto, coinvolgere anche i programmatori più allineati e introdotti al mondo dei bit.
Ricordiamo che persino i primi passi nel mondo informatico vennero mossi con la carta, con le schede perforate "5081 punch card" che nel loro cartoncino rettangolare racchiudevano 80 caratteri alfanumerici.
Superata questa fase tuttavia si è continuato a sviluppare sistemi di codifica che potessero in qualche modo memorizzare su carta un certo numero di informazioni e così è nato il codice a barre che con un sistema simile all'alfabeto Morse codifica dati numerici relativi a un certo prodotto.
Tuttavia la necessità di maggiori informazioni e chiarezza (così da poter rinunciare a complessi codici parlanti) ha portato allo sviluppo di "codici a barre bidimensionali" che consentivano di memorizzare su supporti cartacei un maggior numero di informazioni.
Il Maxicode consente di archiviare 93 caratteri, un limite ben presto superato dal Data Matrix che raggiunge i due 1335 caratteri alfanumerici anch'esso superato dal QR Code (sviluppato nelle fabbriche Toyota) che arriva a memorizzare 4296 caratteri alfanumerici.
Una moltitudine di codice a barre sono stati prodotti per svariati usi e meglio prestarsi alle esigenze del mercato, tuttavia c'è chi si è spinto oltre immaginando la carta come un possibile sistema di archiviazione a lungo termine che possa competere con le esigue garanzie offerte dagli attuali sistemi di memorizzazione e che al contempo possa rassicurarci sulla leggibilità dei dati grazie ad un rapido sguardo. Controllo altrimenti impossibile sugli attuali sistemi di memorizzazione informatica.
Una ricerca quindi che partendo dai sistemi di codici a barre ha cercato di aumentare la densità di memorizzazione di informazioni per centimetro quadro ed al contempo di garantire una certa semplicità d'uso e tolleranza ai possibili problemi che potrebbero verificarsi in fase di codifica e decodifica.
Un equilibrio difficile da raggiungere in quanto dal tempo delle schede perforate, molte cose sono cambiate in ambito informatico aumentando a dismisura la quantità di dati e di bit necessari a memorizzare le informazioni.
Intacta, azienda americana, propose anni fa, sul finire degli anni 90, un sistema, una tecnologia in grado di memorizzare dati digitali su supporti cartacei. Una procedura di codifica-decodifica che poteva essere svolto utilizzando normali stampanti e scanner.
Un processo interessante che consentiva di inviare un file audio mediante fax il tutto con l'ausilio di normali apparecchiature presenti in ufficio. Il progetto tuttavia non decollò o quanto meno non arrivò mai al grande pubblico.
Qui è possibile scaricare la versione demo, che limita a pochi kilobyte la codifica dei file.
Per un lungo periodo non si sentì più parlare di queste metodiche di archiviazione su carta.
Nel mondo informatico e negli uffici continuarono ad archiviare informazioni e dati secondo le specifiche e le peculiarità dei due ambienti. Da un lato dischi, cartucce, nastri magnetici, CD-ROM, DVD, eccetera, dall'altro enorme quantità di fogli scritti secondo la codifica del millenario alfabeto, accatastati e raggruppati in faldoni disposti su lunghe file, su grandi scaffali ed enormi archivi.
Nel 2010 il problema di un'archiviazione su carta torna di pubblico dominio. Uno studente di ingegneria indiano, Sainul Abideen, annuncia di aver elaborato un particolare sistema in grado di registrare 256 GB di dati sulla superficie di un foglio A4.
Una densità di 2,7 GB per pollice quadrato, un risultato conseguito grazie particolari forme geometriche e all'uso dei colori tuttavia il procedimento non viene svelato.
Da subito, molti scettici si fanno avanti sia fra gli esperti sia fra il popolo della rete, osservando una serie di problemi tecnici che difficilmente consentirebbero di raggiungere i risultati annunciati.
Problemi legati alle tecnologie, ma anche banalmente a singoli granelli di polvere che in fase di scansione potrebbero produrre errori ed artefatti, vista l'esagerata densità di informazioni. Inoltre le variazioni cromatiche prodotte in lettura dai vari apparati costituirebbero un'altro problema.
Punti ben argomentati che vanno a confutare le affermazioni vaghe e scarsamente dettagliate del giovane indiano.
Pur affascinati, da molto tempo, circa queste ipotesi di coniugare il mondo informatico con il fascino antico del foglio di carta, dobbiamo tuttavia arrenderci all'evidenza che tali procedure al di là di particolari usi a livelli industriali o produttivi, riconducibili ai codici a barre, hanno poche possibilità di impiego pratico nel mondo reale.
Potremmo ipotizzare, come peraltro qualcuno ha già fatto di utilizzare queste metodiche per porre al sicuro dati importanti che vogliamo in qualche modo salvaguardare proteggere dalle insidie dell'impalpabile mondo digitale. Dati importanti e limitati a qualche manciata di bit come le chiavi crittografiche o un portachiavi digitale.
Consapevoli comunque dei limiti ci piace pensare in modo positivo a questa metodica di archiviazione, ed anzi chiediamo di segnalarci eventuali usi ne veniate a conoscenza.
Per concludere vorremmo segnalare un interessante progetto, non solo per meglio comprendere, e magari sperimentare, sull'argomento, ma anche per tributare onore ad un uomo, Oleh Yuschuk, che caparbiamente ha dato risposta ad una domanda.
Il figlio quindicenne dell'autore del progetto, gli chiese "come venissero salvati tanti dati su un piccolo CD" ne seguì una breve spiegazione e quindi per meglio definire il concetto prese una matita e cominciò a disegnare piccoli punti e minuscole linee il più vicino possibile fra loro al fine di sottolineare il concetto della densità dei dati.
A questo punto il figlio curioso pose una nuova domanda ovvero quanti dati fosse possibile inserire in quella maniera in un foglio di carta. Schermata del programma
Oleh Yuschuk, valutò un valore intorno ai 100 K.
La risposta del figlio fu "possiamo fare una prova?"
Dopo quattro o cinque giorni per fare alcune prove e un paio di settimane per realizzare un'interfaccia utente ne è uscito un software rilasciato sotto licenza GPL 3 con il quale poter sperimentare l'archiviazione di informazioni su fogli di carta utilizzando normali device domestici (stampante e scanner).
Un procedimento che a seconda delle impostazioni del software, parametri quali la ridondanza, la riduzione dei punti e la risoluzione fisica della stampante e dello scanner, permette di memorizzare da 500 kB a 3 MB di informazioni su una singola faccia di un foglio A4.