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Sul fronte americano le ricerche e le disinvolte iniziative intraprese durante la guerra fredda hanno portato l'oceano Pacifico a divenire il palcoscenico di non invidiabili esperimenti.
L'atollo di Enewatok dell'arcipelago Malik, arcipelago, già scenario di molte battaglie del conflitto americano-giapponese durante la seconda guerra mondiale divenne subito dopo la fine della guerra il banco di prova di alcuni dei più terribili ordigni nucleari mai costruiti.
Le isole Marshall divennero il luogo preferito in cui sperimentare l'incredibile potenza di questa nuova energia che l'uomo aveva appena scoperto.
Una serie di esplosioni si protrassero fino al 1986. Anche se negli ultimi decenni l'attività si ridusse drasticamente.
Dal 1948 al 1958 si intraprese un piano di evacuazione degli atolli da parte degli abitanti locali.
Un'evacuazione che vide coinvolti persino i cadaveri dei soldati statunitensi caduti durante la seconda guerra mondiale, il tutto per evitare che venissero coinvolti nei test nucleari.
L'isola di Enewatok fu teatro da sola, di ben 43 test, purtroppo non tutte queste isole ed isolotti furono così fortunate da sopportare ulteriori prove o rimanere a testimoniare questa folle corsa atomica.
L'isolotto di Elugelab venne cancellato dal pianeta durante le sperimentazioni con la bomba all'idrogeno.
Operation Sandstone, Operation Greenhouse, Operation Ivy Operation Redwing, Operation Hardtack I, una serie di nomi pittoreschi hanno identificato i vari periodi e le varie fasi di sperimentazione.
A partire dagli anni 70 gli Stati Uniti hanno iniziato un tentativo di bonifica dell'area contaminata.
Tutti detriti radioattivi delle esplosioni nucleari vennero raggruppati in un unico sito, in un enorme cratere e quindi il tutto sigillato e coperto con un enorme coperchio in cemento armato di forma sferica.
100.000 m² di materiali coperti da 358 pesanti pannelli di cemento.
Il "fortunato" sito scelto per raccogliere tutti i residui della bonifica fu l'isolotto di Runit dove si realizzò il Cactus Dome.
Tentativi tuttavia non completamente risolutivi che hanno portato gli Usa a spendere oltre 250.000 milioni di dollari per cercare di risanare l'intera area a cui vanno sommati quasi una decina di milioni di dollari che annualmente vengono spesi per programmi di istruzione e per la sanità per gli abitanti delle isole Marshall, che tornati 1980, lamentano disagi di salute intentando causa al governo federale per essere risarciti dei danni loro recati.