La luna, per il suo aspetto o forse perché è il corpo celeste più prossimo a noi da sempre esercita un certo fascino e attira le nostre attenzioni.
Un interesse espresso nelle più svariate forme, fino a manifestarsi concretamente nel periodo della guerra fredda con lo sbarco sulla sua superficie.
Motivazioni scientifiche o semplici dimostrazioni di potere tecnologico hanno visto in questi ultimi decenni coinvolti attori da ogni parte.
Accanto ad un interesse mai sopito della NASA, è sorto in un crescendo esponenziale l'interesse dei paesi asiatici verso il nostro satellite.
E di poco tempo fa lo sbarco di un rover cinese sulla superficie lunare (peraltro un incidene tecnico ha quasi messo fine in questi giorni la sua missione), ma non sono mancate nei mesi e negli anni precedenti idee e progetti e rivendicazioni anche "originali".
È di questi giorni la proposta della giapponese Shimizu Corporation, che vorrebbe realizzare una fascia di pannelli solari lungo l'equatore lunare con cui catturare la radiazione solare.
Nasce così il progetto Luna Ring, un'idea semplice, quanto estremamente complessa nella pratica e nella realizzazione.
Una fascia larga 400 km che dovrebbe correre per una lunghezza di quasi 11.000 km così da raccogliere un'enorme potenza pari a circa 13.000 Kwh annui che poi dovrebbero essere inviati sulla terra mediante microonde e laser.
L'azienda propone uno studio, ben confezionato, ma non entra in merito sui costi che un'opera simile potrebbe comportare, ipotizza tuttavia che i lavori potrebbero iniziare fra una ventina d'anni.
Un'idea fantastica, ma al momento impraticabile per i costi astronomici dell'operazione e vari "problemucci" tecnici.
Non bisogna tuttavia negare il fascino del progetto sia in termini ingegneristici, sia perché una simile soluzione potrebbe risolvere molti problemi ambientali e dotarci di una fonte di energia pulita e "virtualmente" infinita.